Il rapporto della Commissione Europea sullo stato di diritto: tardivo e incompleto. Le preoccupazioni della società civile.

Il rapporto 2024 della Commissione Europea sullo stato di diritto (reso pubblico il 24 luglio  scorso) delinea violazioni diffuse in tutti i paesi europei e una situazione critica in Italia rispetto ad alcuni ambiti chiave quale quello dell’informazione e della libertà dei media.

Tuttavia, il rapporto della Commissione scalfisce appena la superficie del problema, trascurando elementi cruciali, tra cui il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili.

“Anche nel rapporto sull’Italia -afferma Anna Meli, presidente COSPE-, le preoccupazioni che abbiamo portato insieme ad altre organizzazioni della società civile nelle consultazioni preliminari rispetto ai gravi attacchi e la progressiva restrizione dello spazio civico, sono solo parzialmente rappresentate”.

Le organizzazioni della società civile hanno infatti più volte chiesto alla Commissione di ampliare la portata del processo per coprire tutte le aree rilevanti per lo stato di diritto, oltre che di attivare un meccanismo di allarme precoce, per rispondere alle minacce emergenti in tempo reale.

Il Forum Civico Europeo (ECF) in un comunicato, si dice profondamente preoccupato per l’approccio della Commissione nel rapporto di quest’anno che include raccomandazioni deboli e inefficaci riguardo allo spazio civico e omissioni così evidenti delle violazioni dello stato di diritto che sollevano dubbi anche sulla politicizzazione dell’intero processo,

In un esempio significativo, mentre il rapporto riconosce alcune restrizioni sul diritto di protestare, non menziona direttamente il numero senza precedenti di restrizioni sulla libertà di assemblea, associazione ed espressione di solidarietà con il popolo palestinese e le richieste di cessate il fuoco in relazione alla violenza crescente in Israele e Palestina. In diversi capitoli nazionali, minimizza le preoccupazioni espresse sulla violenza della polizia.

Ancora più preoccupante: non menziona il disprezzo del Governo francese per le sue responsabilità nel rispettare lo stato di diritto durante la discussione della legge sull’immigrazione in Parlamento. Nel caso della Polonia, inoltre, non copre gli sviluppi preoccupanti al confine tra Polonia e Bielorussia, nonostante le preoccupazioni della società civile del paese.

Queste omissioni sono difficili da ignorare e sollevano serie domande sul processo, in particolare, dopo che alcuni report nei media che indicano che la pubblicazione del rapporto della Commissione è stata ritardata dalla leadership della Commissione per motivi politici.

Analizzando il rapporto Italia, vediamo che vengono citati “casi di aggressività verbale nei confronti di organizzazioni impegnate in attività umanitarie” e “casi di violenza contro chi partecipa a manifestazioni”, così come il deterioramento della sicurezza e condizioni di lavoro dei giornalisti, la crescente prevalenza delle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica, un ricorso eccessivo ai decreti di emergenza da parte del Governo e la mancanza di progressi nella creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani. Tuttavia, non vengono nemmeno menzionati i preoccupanti cambiamenti legislativi volti a limitare forme pacifiche di dissenso (come la legge sugli “eco-vandali) o le operazioni di soccorso in mare, nel quadro di un discorso pubblico intollerante che fomenta la criminalizzazione delle ONG, razzismo, crimini d’odio e un clima volto a intimidire e silenziare attivisti/e.

“Sottolineiamo inoltre con preoccupazione -conclude la presidente di COSPE- la poca enfasi data al numero e alla gravità degli attacchi al diritto di protesta e in particolare nessun accenno è fatto alle intimidazioni e sanzioni subite da parte dei movimenti per il clima. Nel rapporto europeo, a parte la raccomandazione per una Istituzione nazionale per i diritti umani, reiterata per il secondo anno e che condividiamo rimanga sempre più fondamentale in questo quadro, non è presente nessuna altra raccomandazione rispetto alla necessità di abrogare misure legislative che limitano la capacità della società civile di agire nello spazio civico, la necessità di proteggere e promuovere i diritti di espressione e protesta pacifica, di investigare gli abusi delle forze di polizia, o di prevenire e contrastare la criminalizzazione degli/lle attivisti/e e della solidarietà, a partire da un piano nazionale contro il razzismo e un sistema di monitoraggio dei discorsi e dei crimini d’odio”.

Considerazioni queste, che hanno portato il Forum Civico Europeo a riprendere le nostre segnalazioni per lanciare un “Allarme Civico” pubblicando un dettagliato rapporto sulla situazione dell’Italia l’11 giugno 2024.

26 luglio 2024