A un anno dal sisma che sconvolse il Marocco, facciamo un bilancio di quello che è successo e degli interventi di COSPE.

A un anno dal catastrofico terremoto che ha colpito il Marocco, COSPE fa un bilancio di quello che è accaduto, tra le promesse di ricostruzione del Governo e gli interventi mirati messi in campo dalla nostra organizzazione, già presente nel paese al tempo del sisma, sia grazie a variazioni di progetto che alla campagna di raccolta fondi messa in atto all’indomani della tragedia.  Qui di seguito il racconto e i dati che arrivano dalle colleghe Sokaina Maktoum e Federica Siddi, che lavorano e vivono nel paese.

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 2023, la regione dell’Alto Atlante è stata colpita dal più forte terremoto della storia recente del Marocco. L’epicentro del sisma è stato localizzato a 71,8 km a sud-ovest di Marrakech, nel comune rurale di Ighil, provincia di Al Haouz, regione di Marrakech-Safi. Il sisma, di magnitudo 6,9, oltre a distruggere interi villaggi ha provocato, secondo le stime del Ministero dell’interno al 27 settembre dello scorso anno, la morte di quasi 3.000 persone e il ferimento di 6.000 – la maggior parte delle quali a causa della distruzione di edifici – lasciandone circa 300.000 senza casa, soprattutto nelle regioni vicine all’epicentro. Il terremoto, inoltre, ha causato ingenti danni materiali, distruggendo case e villaggi e danneggiando il patrimonio architettonico. Questo terremoto è infatti il più grande della storia del paese del Maghreb ad essere stato registrato da strumenti scientifici, superato solo dal terremoto del 1° novembre 1755 (noto in Marocco come terremoto di Meknes, che colpì anche Lisbona), con una magnitudo stimata tra 8,5 e 8,77.

A pagare il prezzo più alto sono stati i villaggi dell’Alto Atlante situati nelle Province di Al Haouz e Taroudant, un territorio di montagna con alti livelli di povertà e dove già mancavano infrastrutture e servizi.  Le comunità locali, che vivono principalmente di agricoltura e pastorizia di sussistenza (e più recentemente anche di turismo), si sono trovate ad affrontare una serie di nuove sfide e un’accentuazione dei problemi esistenti, soprattutto in termini di resilienza climatica ed economica.

Il Governo, subito dopo, dispose uno stanziamento di quasi 11 miliardi di euro per la ricostruzione, la sistemazione e lo sviluppo socio-economico delle aree colpite dal terremoto dell’8 settembre. In totale, i funzionari dichiararono che la ricostruzione sarebbe costata 120 miliardi di dirham (12 miliardi di dollari) e che avrebbe richiesto circa cinque anni. Per rispondere alla catastrofe naturale, furono  proposti alcuni aiuti internazionali, tra cui un prestito di 1,3 miliardi di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale, ma molto ha fatto discutere il fatto che nei giorni subito successivi il Governo marocchino decise di accettare aiuti umanitari solo da un pochi stati vicini in termini geopolitici, affermando la propria sovranità nella gestione dell’emergenza e giustificando la propria decisione attraverso l’importanza di un coordinamento efficace degli aiuti. Le autorità marocchine sottolinearono che l’accesso dei pochi soccorritori stranieri ammessi sarebbe stato concesso sulla base di una valutazione precisa dei bisogni sul terreno da parte delle autorità e non in modo incontrollato.

In questo quadro, sono state concesse 30.000 autorizzazioni per la ricostruzione e 44.000 famiglie hanno ricevuto 20.000 dirham (circa 1.850 euro) come prima tranche di aiuti per la ricostruzione delle case crollate. Per supervisionare i lavori di ricostruzione, inoltre, è stata istituita un’agenzia di sviluppo del Grande Atlante che porterà a termine i programmi e i progetti dal calendario quinquennale (2024-2028) elaborato per rispondere alla crisi. Il Re Mohammed VI ha poi insistito sulla necessità che l’operazione di ricostruzione sia effettuata in armonia con il patrimonio della regione e che rispetti le sue caratteristiche architettoniche uniche.

Nella sua prima versione, la commissione interministeriale incaricata di questo programma di emergenza elencava circa 50.000 abitazioni totalmente o parzialmente distrutte, facendo pensare a un’impresa titanica. Per aiutare i sopravvissuti, il governo marocchino ha promesso un aiuto diretto di 30.000 dirham per famiglia (circa 2.735 euro) e fino a 140.000 dirham (circa 12.765 euro) per ogni casa distrutta.

Per questo è stato istituito anche conto speciale è stato istituito per raccogliere donazioni da privati e contributi dal settore pubblico e privato e subito la Banca Centrale del Marocco e l’Office Chérifien des Phosphates hanno contribuito con un miliardo di dirham ciascuno. Alla fine di gennaio, una commissione governativa incaricata della ricostruzione ha dichiarato che quasi 58.000 famiglie avevano ricevuto un assegno mensile di 2.500 dirham e che più di 20.000 famiglie avevano ricevuto una prima rata di aiuti alla ricostruzione.

In questo contesto e grazie alla collaborazione con il partner locale Moroccan Biodiversity & Livelihoods Association (MBLA) (impegnato in un programma più ampio di supporto alla ricostruzione nella provincia di Al Haouz), sono stati principalmente due gli interventi messi in campo da COSPE nei territori colpiti dal sisma a supporto delle comunità locali: uno dal valore di €20.000, nell’ambito del progetto RESTART e l’altro del valore di €3.160,82, raccolti tramite una campagna di fundraising, messa in campo all’indomani del sisma.

Per quanto riguarda il primo intervento, è stato messo in campo nell’ambito del “Bando per le organizzazioni della società civile – Emergence Séisme Maroc”, proposto dal progetto “RESTART” gestito da COSPE, che ha visto l’assegnazione di una sovvenzione del valore di 20.000 euro all’Associazione marocchina per la biodiversità e i mezzi di sussistenza (MBLA) volta a promuovere la resilienza della popolazione colpita dal terremoto.

Il terremoto ha infatti coinvolto le comunità vulnerabili dei villaggi delle montagne dell’Alto Atlante, il cui sostentamento si basa principalmente su attività di allevamento transumante e sull’agricoltura.  In questi villaggi gli aiuti hanno tardato ad arrivare anche a causa delle difficoltà di accesso e della loro marginalità e per questo COSPE, in coordinamento con associazioni locali radicate in quei territori, ha deciso di concentrare le azioni di sostegno in queste zone montane.

I villaggi di queste zone e che avevano perso fino al 30% della popolazione, con gravi danni alle abitazioni, tre mesi dopo il terremoto avevano ricevuto alcuni aiuti (cibo, vestiti, coperte, tende, materassi) per garantire la sopravvivenza della popolazione ma ancora nulla era stato fatto per sostenere il prosieguo delle attività economiche necessarie affinché la comunità potesse resistere e ricominciare a vivere in quei territori.

Il supporto di COSPE è stato quindi finalizzato, in collaborazione con l’associazione Moroccan Biodiversity and Livelihood Association (MBLA), a mantenere in vita il bestiame rimanente che era a grosso rischio a causa della malnutrizione, malattie o esposizione alle rigide condizioni invernali. Sono stati individuati tre villaggi specifici, per un totale di 44 famiglie.

Insieme a MBLA siamo riusciti a costruire ricoveri per il bestiame di questi tre villaggi, garantendo così protezione dalle intemperie e contribuendo alla continuità delle attività zootecniche locali. Anche le cure veterinarie hanno rappresentato una priorità, con interventi mirati su oltre il 98% del bestiame appartenente ai tre villaggi, mettendo a disposizione vaccini, medicinali e l’assistenza di un veterinario. In modo proattivo, abbiamo esteso la nostra azione curando anche il bestiame (più di 1000 capi) appartenente ad altri villaggi attorno all’epicentro del terremoto. La distribuzione di foraggi e mangimi concentrati è stata promossa per sostenere il bestiame appartenente a 76 famiglie situate nei tre villaggi beneficiari del progetto e in altri due villaggi vicini. Ciò ha permesso di garantire un’alimentazione adeguata per gli animali, contribuendo positivamente alla loro salute e produttività.

Allo stesso tempo, sono state promosse attività di formazione e sensibilizzazione sulle buone pratiche di allevamento in situazioni di emergenza, sulla prevenzione delle malattie e sulla gestione sostenibile delle risorse disponibili.

In sintesi, abbiamo sostenuto la ripresa delle attività economiche tradizionali di base, fornendo ricovero temporaneo, cure veterinarie, alimentazione adeguata e interazioni educative.

Queste azioni hanno avuto un impatto positivo sulle tre comunità e contribuiranno a proteggere ciò che resta del loro bestiame in attesa che il gregge venga ricostruito in toto. Inoltre hanno contribuito a costruire fiducia e sicurezza elementi importanti nel periodo della ricostruzione post-terremoto : le testimonianze raccolte, in particolare da parte delle donne all’interno della comunità, dimostrano infatti una maggiore fiducia nel futuro.

L’altro intervento deriva invece dai fondi raccolti dalla campagna messa in campo indomani del sisma. In poco tempo sono stati donati a COSPE  € 3.160,82 . Questa cifra è andata a cofinanziamento del progetto “ Contribution à la réhabilitation du système d’irrigation traditionnel « seguia » endommagé par le séisme dans la province d’Al Haouz », della stessa associazione.

Il progetto, si propone di sostenere la riabilitazione dei canali di irrigazione tradizionali noti come “seguias“, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza degli agro-ecosistemi e delle comunità locali.

Nella regione di Marrakech, questo sistema di irrigazione è rinomato per essere molto antico e per la complessità delle sue reti di canali di superficie, per l’appunto le “seguias”, alimentate dai fiumi e dalle sorgenti naturali dell’Alto Atlante. Questi canali di irrigazione aperti, gestiti secondo il diritto consuetudinario, contribuiscono a portare l’acqua ai campi, ai villaggi e alle aree di pascolo e sono dunque di vitale importanza per queste comunità agropastorali di montagna, che devono affrontare un ambiente particolarmente duro a causa della scarsità e della povertà di terreni coltivabili.

Questa infrastruttura idrica tradizionale è stata gravemente danneggiata dal terremoto, incidendo drammaticamente sulla vita quotidiana degli abitanti e sul mantenimento dell’attività economica locale, in un contesto rurale in cui le comunità locali dipendono fortemente dalle risorse naturali. Nei villaggi di Tanezzat e Idni, nel comune di Talat N’Yacoub, è stato danneggiato in modo discontinuo 1 km dei 5 km di seguias di cui beneficiano circa venti famiglie. Grazie a questo cofinanziamento, si contribuirà alla riabilitazione di altri 42 metri di seguias nella zona attraverso un approccio altamente partecipativo, con il coinvolgimento attivo delle comunità locali nella valutazione dei bisogni, nella pianificazione delle azioni e nel coordinamento della loro attuazione. In particolare, in quest’area di intervento l’associazione MBLA lavora in collaborazione con l’Associazione Tanezzat, composta principalmente da membri della comunità locale e con il supporto di una società esterna per la realizzazione dei lavori.

Fonti e approfondimenti:

8 settembre 2024